Teatro

Sandokan in galera, Antonio Catania racconta tutto

Sandokan in galera, Antonio Catania racconta tutto

Va in scena al Teatro Out Off di Milano Sandokan, storia di camorra con Antonio Catania. Tratto da un romanzo di Nanni Balestrini, poeta e romanziere, si avvale della presenza sul palco del sassofonista Peppe D’Argenzio, che ravviva e accompagna il monologo del protagonista. Dove ha debuttato questo lavoro e perché hai voluto farlo? La prima è stata a Roma, al Teatro Piccolo Jovinelli, dove siamo rimasti per 3 settimane. L’ho fatto perché finalmente racconto qualcosa che ci tengo a dire. Prendo ossigeno dalle varie fiction che ho interpretato per la televisione. Questo forse si paga, perché sono noto per aver fatto tante commedie magari in ruoli comici o nei film di Salvatores, così il mio lavoro di oggi non sembra scuotere molto. Che racconta questo Sandokan? Sandokan era il soprannome dato a un famoso camorrista che somigliava a Kabir Bedi. Ora è all’ergastolo, faceva parte del clan dei casalesi, gente di Casal di Principe, nel casertano, dove si trovano aspetti efferati provocati dalla criminalità. Il libro di Nanni Balestrini parla non solo di questo personaggio, ma di come tanti ragazzi divantano camorristi, come prosegue la loro esistenza nell’illegalità, fino alla loro caduta. Come mai volevi interpretare questo ruolo? Mi piace molto, lo sento vicino. Non interpreto il ruolo di Sandokan, che serve come pretesto per imbastirvi una storia, mentre il protagonista è un testimone esterno, un uomo che fa fatica a capire e ad accettare questo mondo. Ma alla fine decide di andare via e infine racconta quanto ha visto accadere. Ecco, io sono del sud, sono siciliano e anche io da ragazzo ho conosciuto questi ragazzi, che cominciavano a cambiare nei modi di fare. Ma la mia famiglia mi allontanava da loro, mi proteggeva e non dovevo più frequentarli. Poi sono venuto a Milano e non ho mai vissuto personalmente l’aspetto più minaccioso di quell’ambiente. Ti senti un po’ coinvolto, insomma? Qui al nord ci sono tante possibilità per scegliere tanti tipi di vita, là no. La mia è solidarietà con chi non vorrebbe mischiarsi a certe faccende ma ne è costretta. Inoltre, vorrei aggiungere che il discorso riguarda tutto il Paese, perché si è scoperto di certe fatture di pagamenti che arrivavano alla Fiat o a grandi locali molto eleganti creati con soldi riciclati, ma sembra che nessuno si scandalizzi, che nessuno conosca questi fatti. Della camorra si guarda l’aspetto folcloristico, come se non fosse un’industria economica fra le più potenti e crudeli al mondo. Vuoi dire che siamo tutti complici silenziosi? Se apri la finestra, praticamente dovunque in Italia vedi gru e muratori e nascere nuovi grattacieli. Quanti si chiedono chi li costruisce e perché? Ci sono tangenti, mazzette, soldi scorporati da grandi aziende eccetera. I segnali sono stati chiari e io trovo giusto mostrare, nel mio piccolo, un argomento verso il quale chiudiamo gli occhi, perché non riguarda solo il sud, alla fine, ma tutti noi. La mia speranza è che chi lo vede possa ancora indignarsi e reagire. Come si svolge la messa in scena? Il regista è Nello Correale, ci sono immagini di Barbara Balestra e con me c’è Peppe D’ARgenzio che suona i fiati. Lui ha suonato con gli Avion Travel, fra gli altri, è molto bravo e siamo assieme sul palco. Ha elaborato dei temi musicali e mi accompagna nel racconto, che parte da quando ero ragazzo. Nella realtà mia, io per fortuna non ho avuto di queste immagini terrificanti da tenere in memoria. Ma se vivi in un posto del genere e cominciano a sparare, li vedi i morti per terra. Quando invece sei tenuto alla larga, lontano dalle violenze, devi comunque subire. Perché? Perché vieni trattato come un vigliacco, non sei un uomo. Ci sono sfide che si fanno con gli occhi puntati addosso. E in un istante qualcuno ti può sparare. Se hai letto ‘Gomorra’, saprai che un maresciallo è stato schiaffeggiato in piazza da un boss, che una caserma è stata assalita in pieno giorno. Nessuno è veramente protetto, non esiste la forza delle istituzioni. D’altronde, con tutti i soldi che fanno coi traffici di droga o le truffe, è normale. Poi magari finanziano il mondo della moda e alla fine non è che sei davvero complice, perché non sai, però diventi consumatore. Già sapere che c’è questa possibilità ti permette di compiere delle scelte. Per esempio? Ad esempio oggi si sa che la Nestlè vende pure armi e la gente può decidere di conseguenza. Ecco perché manca l’informazione vera, sanno tutti che è meglio non fare sapere cosa ci fanno coi soldi, parecchie multinazionali. Questo spettacolo dove va, dopo Milano? Sai, è nato come un esperimento, non lo so. Lo farò a Firenze e forse ancora qualche volta, a Cesena. Intanto farò un bilancio e se a nessuno importa niente di ascoltarmi, tornerò alle mie fiction. Hai una vita privata e ti senti ancora con attori che hanno segnato la tua carriera? Certo, ma è segreta. Scherzo. Ho tanti amici, come Gigio Alberti, Claudio Bisio, che vedo e sento anche spesso. Ora che sono a Milano vedrò Bebo Storti e Renato Sarti, vedrò Elio De Capitani e magari pure Silvio Orlandi, pure lui a recitare a Milano. A Roma ci sentiamo spesso, siamo amici. Il mio privato è banale, ho avuto ogni genere di donna, ho passato tutte le fasi con donne dello spettacolo come me oppure no. Adesso ho un cane.